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Attualità domenica 29 dicembre 2019 ore 07:00

Piccola storia del bar Nedo

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “Piccola storia del bar Nedo” di Gordiano Lupi



PIOMBINO — In un precedente racconto abbiamo ricordato Vetù e la sua ferramenta, dimenticando di dire che la famiglia del noto commerciante era stata proprietaria di un bar, situato tra corso Italia e via Antonio da Piombino, prima di trasferirsi in un fondo della stessa strada dove cominciò a vendere viti e bulloni. Il bar di Vetù era una mescita di vino e caffè, un posto frequentato da uomini, una taverna d’altri tempi, una fiaschetteria come quella de Il ferroviere di Pietro Germi.

Il locale diventò famoso con il nome di Bar Nedo, quando nel 1958 il padre di Vetù lo cedette a Nedo Rocchi, un gestore che con il passar del tempo gli regalò un’anima sportiva. Nedo faceva il barista fin da ragazzino, apprendista presso il bar del Partito Comunista gestito da Elio Giuntoli - che meriterebbe un’altra storia - in via Torino, angolo via Tellini, per me il bar dei ghiaccioli e delle spume dopo interminabili partite di pallone in piazza Dante.

Nedo avrebbe voluto mettersi in proprio ma in casa non c’erano soldi da investire, non erano tempi di vacche grasse, il boom doveva ancora venire. Il padre, licenziato dalla Magona durante la crisi del 1953, si arrangiava facendo lavori di giardinaggio, mandava avanti un orto e un pollaio in Largo Zambelli, dove viveva tutta la famiglia. Per fortuna la mamma di Nedo faceva i lavori di casa dal notaio Matacena, che fu subito disponibile a prestare (senza interessi, roba d’altri tempi!) i soldi necessari per far nascere il Bar Nedo. Poco a poco il locale assunse un nuovo aspetto. Non più una fiaschetteria per pochi pensionati che si giocavano a carte un quartino di vino, ma un ritrovo per appassionati di ciclismo.

Nedo era stato un ciclista dilettante e una volta appesa la bicicletta al chiodo era diventato tifoso; non solo, finì per farsi contagiare anche dalla febbre del calcio. Il bar crebbe di popolarità ed ebbe un consistente pubblico di avventori; ricorda Selio Rocchi (fonte principale di questa storia) che nel 1963 - quando lo abbandonò perché assunto in Magona - vendeva oltre duemila caffè al giorno.

Io me lo ricordo tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, perché teneva affisse alle pareti tutte le classifiche dei campionati di calcio nazionali, persino quella del Piombino, che disputava la serie D. Grazie a Nedo e ad altri sportivi, negli anni Sessanta furono organizzati appassionanti tornei estivi con squadre che rappresentavano molti bar piombinesi, dando vita a veri e propri derby e sfide epocali.

Ricordiamo l’antagonismo storico tra il Bar Nedo e il Bar Elba di Sauro Tani, senza dimenticare le partite di fuoco contro il Bar Parrini (situato accanto al Torrione, dove oggi trovate la pizzeria Borgo Antico) e il Bar Stella del Desco. Io stavo con il Bar Nedo, tifavo come un pazzo, sia perché vivevo in via Gaeta ed era il mio bar, sia perché giocava in maglia nerazzurra. A tal proposito ricordo il primo (e forse unico) Inter Club cittadino, con sede al Bar Nedo, idea fantastica in una Piombino sempre più sportiva, luogo dal quale partivamo di buon mattino, con mio padre, per andare a sostenere la nostra squadra in trasferta, quando giocava a Firenze e a Roma. Mazzola, Corso e Vieri erano amici di Nedo, che amava il mondo dello sport e nel suo bar si circondava dei suoi protagonisti, se proprio non poteva averli di persona attaccava le loro foto al muro. Quando il torneo dei bar vide la fine, come tutte le cose belle di questo mondo, Nedo partecipò ai tornei estivi disputati in notturna allo stadio Magona con una squadra chiamata Inter-Piombino, maglie nerazzurre in omaggio sia alla compagine di Milano che ai beniamini locali. 

I fondi del Bar Nedo erano proprietà di Badaracco, esisteva anche un magazzino in via Gaeta, proprietà di Vetù, dove si conservavano le scorte alimentari per rifornire il bar per mezzo di un carretto che stazionava in strada, proprio fuori dalla porta, esibendo un ironico cartello con la scritta: Il carretto si presta domani. Nei fondi dove prosperò il Bar Nedo - corso Italia angolo via Antonio da Piombino - si sono avvicendati il negozio di casalinghi Il ciottolo, per finire con gli uffici anonimi di una banca.

Il Bar Nedo ha concluso la sua stagione in spettrale decadenza, anno dopo anno, prima si è trasferito in un fondo più modesto, un poco più avanti, angolo via Gaeta, poi ha dovuto chiudere, vittima del progresso, sacrificato sull’altare d’un mondo che cambia.

Il fondo è stato utilizzato per alcuni anni da Murro come appendice di un ben avviato negozio di materassi e reti da letto. Nedo Rocchi aveva ceduto il bar nel 1971 per dedicarsi alla campagna di Fiorentina, alle vigne del podere Tutti i Santi, dove produceva ottimo vino, attività che ancora oggi il figlio Daniele pratica con successo, coronando il sogno del padre, visto che è riuscito a imbottigliare e commercializzare. Erano davvero altri tempi. Bar e fiaschetterie prendevano il nome dai proprietari: Toni, Volturno, Fillotta, Parrini, Veneziano … Proprio quei padroni che, come tanti piccoli presidenti di quartiere, mettevano su squadre di calcio che riempivano di tifosi le gradinate degli stadi nelle afose serate estive. Scrivere significa farsi catturare dalla nostalgia, ma di ricordi è fatta la nostra vita, come diceva un mio amico cubano, e poi vivere con i ricordi è bellissimo, ti riempie il cuore di una struggente felicità.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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