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Attualità domenica 22 dicembre 2019 ore 07:22

Ricordando Vetù e Riparbelli

Le saracinesche abbassate da Riparbelli

Su #tuttoPIOMBINO il ricordo di Gordiano Lupi alle ferramenta Vetù e Riparbelli



PIOMBINO — Il mondo cambia, si deve andare avanti, dicono. Il cambiamento passa anche per una sorta di Spoon River dei negozi superati dal tempo e considerati inutili. Le ferramenta sono un’attività a rischio estinzione, stanno chiudendo negozi dai primi anni Duemila a oggi, uno dopo l’altro. I grandi centri commerciali vendono di tutto, ormai, forse chiodi e bulloni si comprano pure su Internet, inoltre si ripara sempre meno, si sostituisce direttamente, assecondando le esigenze consumistiche.

Il conto delle storiche ferramenta che hanno chiuso i battenti comprende il vecchio Vetù che stava in via Lombroso, vicino al cinema Odeon, nei locali dove adesso hanno aperto un bar che ha colmato il vuoto sentimentale di chiodi, viti e bulloni avvolti dentro carta di giornale. Trovavi di tutto da Vetù, soprattutto il consiglio giusto, la vernice adatta, il trapano per le esigenze del momento, il chiodo di ogni misura, la vite di ogni spessore. Tutto era disposto in scatoline di cartone, cassettiere di legno, impalcature gigantesche, in un ordine così disordinato che soltanto il padrone poteva riuscire a raccapezzarsi.

La ferramenta Riparbelli, altra vittima di quello che chiamano progresso, invece, era in via Petrarca - sotto i Portici, come si dice a Piombino - speculare a Vetù come organizzazione disorganizzata, contenitore di utensili e attrezzi di ogni tipo esposti lungo pareti bianche, dentro scaffalature imponenti. Marito e moglie hanno portato avanti l’azienda familiare finché hanno potuto, poi nessuno ha voluto rilevare un’impresa che per i tempi moderni non presenta un fatturato adeguato. Vetù mandava avanti tutto da solo, storico commerciante del secolo scorso, una volta abbassata la serranda, dopo una liquidazione durata un po’ di tempo, ha venduto i locali e chi è venuto dopo ha pensato bene di farci altro.

Vammi a prendere i chiodi da Vetù, quante volte me l’ha chiesto mio padre da bambino... Mi dava un chiodo come esemplare, io lo portavo a quel signore un po’ calvo, con il riportino, gli occhiali abbassati sul naso, lui studiava il prototipo, apriva un cassettino, versava i chiodi in un pacchettino e me li consegnava. Vammi dal Riparbelli a comprare le viti, l’avranno detto i padri dei ragazzini che vivevano sotto i Portici, ma il meccanismo restava identico.

Oggi come oggi resistono poche ferramenta a Piombino: lo storico Bientinesi in via Cellini, un negozio a Salivoli accanto al Bar Falcone, un altro nella zona del Desco, dalle parti di via De Sanctis.

Il futuro vede piccoli commercianti e artigiani soffocati dalla grande impresa, fagocitati dai centri commerciali che tutto divorano. Come già accaduto per i negozi Conad, le librerie indipendenti, i forni, i cinema (a Piombino siamo fortunati!), persino le edicole, che chiudono una dopo l’altra, si estinguono, colpite al cuore dalla carenza di lettori e dal fatto che ormai giornali e riviste si vendono ovunque, persino nei centri commerciali.

Un mondo che cambia, ma non me lo fate dire se cambia in meglio, posso dire soltanto che cambia.

P.S.: Subito dopo l’uscita del pezzo mi ha contattato la figlia di Vetù (Gabry Ghilli) per precisare che sua madre Nella ha sempre lavorato al fianco del marito per 60 anni, prima nel bar e poi nella ferramenta, al punto che il continuo salire e scendere dalle scale di legno le aveva provocato una grave scoliosi. Mi scuso per l’inesattezza ma quello che scrivo sono racconti, ricordi di bambino, giocoforza imprecisi.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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