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Attualità domenica 22 marzo 2020 ore 07:03

Napoleone in Italia - Piombino francese

Su #tuttoPIOMBINO Gordiano Lupi continua a ripercorrere la storia della città dopo l'arrivo di Napoleone in Italia



PIOMBINO — Prima parte

Napoleone Bonaparte e i francesi a Piombino

Seconda parte

Napoleone in Italia - Piombino francese

Mentre l’impero austro russo riportava sui rispettivi troni italiani gli antichi sovrani e i francesi abbandonavano i territori conquistati, stava per rischiarare il nuovo orizzonte la stella vittoriosa di Napoleone Bonaparte. Il generale lasciò la guida del conflitto egiziano ed entrò in Parigi per abbattere il governo del Direttorio, assieme al fratello Luciano e all’abate Sieyés. Il 6 novembre del 1799 è la data del colpo di Stato napoleonico, che vide la fine del Direttorio, sostituito dal Consolato. Naturalmente Napoleone fu nominato Primo Console.

Bonaparte iniziò subito la campagna italiana, alla testa di 40.000 uomini passò il Gran San Bernardo ed entrò in Milano, sconfisse il generale austriaco Nélas a Montebello e a Marengo, obbligandolo a firmare la convenzione di Alessandra. Gli austriaci si ritirarono dietro la linea del Mincio e cedettero ai francesi: Genova, Alessandria, Milano, Piacenza e Urbino.

Napoleone condusse anche una vittoriosa campagna militare in Germania che portò alla conquista del Tirolo.

Il Principe di Piombino temeva per la sicurezza dello Stato, per questo istituì un corpo di 48 cavalleggeri, ma servì a poco. Il 27 ottobre Piombino fu occupata dalle milizie francesi che si fermarono pochi giorni in città, dove venne istituita la guardia urbana.

Il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) poneva fine alla guerra e stabiliva la rinuncia di Ferdinando III al Granducato di Toscana e alla parte d’Isola d’Elba di sua proprietà. Il Regno di Etruria fu affidato al duca di Parma, un infante, così come Portoferraio, la Lunigiana, gli Stati dei Presidi, Porto Longone e Piombino (prima sotto il controllo del Regno di Napoli), passarono alla Francia.

Don Antonio Boncompagni perse il territorio di Piombino e ogni rendita a esso collegata. Le milizie francesi entrarono in città nel settembre del 1801, guidate dal colonnello Datti. Un anno dopo arrivò il generale Giovanni Blanc che emise un proclama (7 febbraio del 1802) a nome del generale Rivaud, nel quale annunciava di essere venuto a Piombino per amministrare la giustizia.

Di fatto la cessione di Piombino ai francesi compiuta dal re di Napoli rappresentava una violazione dei diritti del Principe Boncompagni. Don Antonio protestò con il ministro di Ferdinando IV, il Marchese del Gallo, per l’inaudita spoliazione, adducendo il fatto che il Re aveva ceduto un territorio di cui non disponeva. La Francia ripose negativamente alla richiesta del feudatario e rigettò il ricorso presentato in maniera ufficiale nelle mani del signor Talleyrand. Il Principe di Piombino si vide spogliato dei suoi possedimenti in virtù di un trattato firmato dalla Francia e dal re di Napoli. Una perdita stimata in 274 franchi annui, oltre al costo iniziale di oltre un milione di fiorini.

Portoferraio fu l’ultima roccaforte a consegnarsi ai francesi, perché il colonnello De Fisson aveva dichiarato di non conoscere altro sovrano che il granduca Ferdinando III. I francesi non si limitarono a occupare Portoferraio ed Elba in nome di Lodovico I re d’Etruria, ma vollero che entrasse a far parte della Repubblica francese (26 agosto 1802).

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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