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Attualità domenica 22 settembre 2019 ore 07:00

I giorni dell'ira

Su #tuttoPIOMBINO "I giorni dell'ira" di Gordiano Lupi



- — I giorni dell’ira di Tonino Valerii mi riporta a un periodo spensierato della mia vita, quando frequentavo una saletta di periferia - il cinema teatro Sempione di Piombino - aperta tra povertà e sudore di braccia operaie, edificata lato disperazione, dove l’altoforno delle acciaierie - irrimediabilmente spento - dava pane e fumo a famiglie di un intero quartiere. 

Per noi figli del popolo quel cinema era la sola passione concessa, oltre alla partita di calcio domenicale in uno stadio dove nel 1953, campionato di serie B, il Piombino aveva sconfitto la Roma per tre reti a uno. Per noi il western era uno degli spettacoli preferiti, giocavamo persino agli indiani, ci sparavamo per finta, possedevamo fortini di legno ricostruiti e soldatini di plastica, nessuno voleva mai fare l’indiano. Il cinema produceva western a ripetizione, non solo americani, c’era lo spaghetti western - definito con disprezzo ma tanto geniale! - scritto e diretto da autori italiani che non era certo inferiore. 

Ernesto Gastaldi è uno degli autori che ha contribuito a costruire la leggenda del western italiano, insieme a Tonino Valerii, Sergio Leone, Fernando di Leo e altri geniali artigiani. I casi della vita adesso mi portano a essere l’editore di Gastaldi e dei suoi libri gialli (A come assassino e il manuale Come scrivere un giallo), ché lui si è fatto un nome soprattutto come sceneggiatore di gialli e thriller secondo la ricetta italiana, un mix di erotismo torbido e mistero. 

Se una sera passano in televisione I giorni dell’ira (su Iris, dove altrimenti?) non posso fare a meno di rivederlo e tornare bambino, immaginare di far casino tra semi e noccioline (i pop-corn non li avevano importati) in un cinema di terza visione, fischiando quando si spezza la pellicola, sbattendo i sedili di legno quando l’eroe uccide il rivale con una pallottola ben assestata. Sempre per i soliti casi della vita sono diventato l’editore della sceneggiatura de I giorni dell’ira, pubblicata in un volume unico assieme a quel capolavoro de Il mio nome è nessuno

Pochi leggono le sceneggiature, genere letterario che viene usato per realizzare un film, quando finisce su carta non trova un gran seguito di lettori, pure se credo valga la pena averle pubblicate, perché sono due piccoli capolavori che hanno fatto sognare un’intera generazione di bambini. I giorni dell’ira è analizzato benissimo da Matteo Mancini alle pagine 579 - 585 di Spaghetti Western volume 2 (opera in quattro volumi che contiene tutto lo scibile del genere), non potrei fare di meglio, oggi il compito che mi sono prefisso è quello di fare una rievocazione sentimentale. 

E allora rivediamoci Giuliano Gemma offeso e percosso da un intero paese preparare la sua rivincita sotto le ali protettive di Lee Van Cleef, cinico pistolero che impartisce pillole di vita in dieci lezioni. Rivediamolo nelle vesti del figlio che si libera di un ingombrante padre e spicca il volo, recitando a memoria le fatidiche lezioni, fino all’ultima, inesorabile, che lo porta a uccidere, se non vuole essere ucciso. Rivediamolo e commuoviamoci, pure se sembra difficile commuoversi per un film western, quasi impossibile. Ernesto Gastaldi e Tonino Valerii mi hanno fatto tornare indietro di cinquant’anni, un tuffo nel passato in compagnia di una sinfonia western di Riz Ortolani e di dialoghi che pesano come storici macigni. 

Non posso che ringraziare i compagni di un’avventura che dura dal 1967 e non accenna a finire, orgoglioso come sono di poter considerare Ernesto Gastaldi - edificatore dei miei sogni fanciulli - un amico. Rivedere il cinema italiano del passato equivale a vivere con i ricordi, fa bene al morale, ti riempie il cuore di una struggente felicità.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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