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Lavoro sabato 25 gennaio 2020 ore 09:00

"Si decida cosa si vuol fare di Piombino"

Lo chiede l'Usb a Governo e Regione dopo la richiesta di Jsw Steel Italy di una proroga per la presentazione del piano industriale



PIOMBINO — "Governo se ci sei batti un colpo, aspettare ancora mesi e anni è dura per tutti", così l'Unione sindacale di base ha commentato la notizia di una nuova richiesta di rinvio per la presentazione del piano industriale da parte dell'azienda Jsw Steel Italy.

"Noi di Usb abbiamo sempre ribadito nei precedenti comunicati e nella manifestazione dell'11 Gennaio in Piombino che Jsw non presentava il piano industriale nei tempi stabiliti. Qui si fa la lotta da parte delle altre sigle sindacali a Usb per non farlo partecipare alle elezioni Rsu, ma si dimenticano dello stabilimento che è fermo e ci sono più di 1000 dipendenti in cassa integrazione, si fanno riunioni con il presidente della Regione Toscana e Confindustria qui in Piombino con strette di mano e tutto va bene. Il Governo pensa alle elezioni regionali ma intanto le aziende chiudono e Piombino viene lasciata nel dimenticatoio, la multinazionale chiede proroghe e il Governo la concede? Il sindaco di Piombino Ferrari dichiara che l'azienda se ne deve andare perché gli investimenti promessi non si vedano, non si può sfruttare il territorio. - hanno commentato in una nota - Noi di Usb ribadiamo che se la multinazionale non investe se ne deve andare via, tutto quel territorio occupato per 500 posti di lavoro non ne vale la pena, il territorio deve essere bonificato e riconvertito". 

"Il Governo e la Regione devono decidere cosa voglio fare di Piombino e del suo polo siderurgico che è secondo in italia, se si vuole fare acciaio si deve intervenire tempestivamente con investimenti pubblici, rendere lo stabilimento parastatale con intervento pubblico/privato o nazionalizzando, questo vale anche per Taranto e per Piombino. Dall'Aprile 2014 quando fu spento l'altoforno che aspettiamo ora siamo a fine Gennaio 2020 bisogna dire basta alle prese in giro. I lavoratori e le loro famiglie non ne possono più, gli stipendi non bastano per mantenere le famiglie".


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