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Politica mercoledì 18 settembre 2019 ore 09:00

Scissione Pd, mossa criticata in Val di Cornia

La mossa di Matteo Renzi non lascia indifferenti i democratici della Val di Cornia che nel riformismo renziano avevano visto un’occasione per il Pd



PIOMBINO — La decisione di Matteo Renzi di staccarsi dal Partito Democratico e formare un gruppo autonomo non lascia indifferente la Val di Cornia. Alla notizia della scissione in casa Pd diversi sono stati i commenti da parti di esponenti politici renziani e non. Tutti, almeno per il momento, convinti che in questa fase restare nel Pd sia la decisione migliore.

Tra i primi a parlare, attraverso un post Facebook, è il consigliere regionale Gianni Anselmi negli ultimi anni vicino all’area riformista renziana. 

“Ho iniziato a fare politica attiva verso la fine degli anni ‘90 aderendo ai Democratici di Sinistra e ho partecipato, nel 2007, alla fondazione del Partito Democratico.In tutto il mio percorso, compreso l’impegno speso nelle istituzioni, ho ricercato e promosso le ragioni della sinistra laica, liberale e non conservatrice; non reducista, coi piedi nella società e lo sguardo rivolto al futuro. Ho sempre cercato di ispirarmi a libertà ed eguaglianza delle opportunità, promozione dei diritti e dello sviluppo umano. L’ho fatto nei DS con i segretari D’Alema, Veltroni e Fassino, e poi nel PD ancora con Veltroni e poi con Franceschini, Bersani, Renzi e infine con Zingaretti.Questo non cambierà dopo che Carlo Calenda e Matteo Renzi, che considero persone di valore, hanno dichiarato di lasciare il PD: lo facevo prima di loro e prima di alcuni che oggi predicano come si sta in un partito e che quando ho iniziato si misuravano con l’acne giovanile, e continuerò a farlo”, ha scritto Anselmi ricordando come abbia sì “criticato anche duramente il mio partito ma non l’ho mai lasciato, anche quando certi comportamenti lo avrebbero meritato. Sono tempi complicati per chi fa politica, molti sono i pessimi esempi. - ha aggiunto - Mi ostino a darle dignità e serietà perché penso che sia il miglior modo per difenderla come bene collettivo. Lo farò nel PD perché, con tutti i limiti, i ritardi e le incertezze, gli eccessi di mediocrità e i difetti di ambizione mi appare ancora uno strumento possibile di modernizzazione del nostro Paese, che di modernità ha un gran bisogno, e un argine al diffondersi di valori che non condivido. E perché serbo profondi gratitudine e rispetto per le persone che nel PD hanno creduto in me e che in questo tempo ho cercato di rappresentare, e rendere orgogliose”.

Critica nei confronti di Renzi la posizione di Carla Maestrini, ex assessora del Comune di Piombino nella giunta Giuliani, sostenitrice negli anni scorsi del percorso riformista dell’esponente fiorentino.  

“Dopo aver giurato per anni, mesi e settimane che mai e poi mai ci sarebbe stata la scissione, stanotte un post ha comunicato lo strappo più annunciato della storia. Annunciato fin dall'11 agosto scorso, quando Renzi aprì ai grillini per evitare, ad ogni costo, il voto. Operazione poi millantata da grande strategia politica per frenare la destra. L'inizio di una nuova era. - ha commentato su Facebook - In realtà, solo una mossa per guadagnare tempo. Un regalo enorme per Salvini che oggi può dichiarare che è tutta un'operazione di Palazzo (leggi di strategia, di tattica. Meglio dire, di sopravvivenza).Intascati Ministri e Sottosegretari in quota PD, si esce dal partito. Per una strada meno battuta, scrive Renzi. Anche se sappiamo bene che la strade delle poltrone, da sempre, non solo è la più battuta, direi pure che è intasata. Vedo molta prudenza, al solito nei commenti. - ha aggiunto - Immagino che dovrà essere una separazione soft perché poi bisognerà subito allearsi, fare accordi. Ci sono impegni elettorali alle porte. Ecco, - ha concluso - dall'angolino di semplice iscritta del PD, lo posso dire senza far torto a nessuno. La comunità del partito democratico non merita tutto questo”. 

Da Campiglia è intervenuta Viola Ferroni, oggi assessore al Bilancio del Comune di Livorno. “La separazione di Matteo Renzi fa male a chi nel Partito Democratico si riconosce nei valori riformisti, del socialismo liberale e democratico; fa male personalmente per quello che ha rappresentato fin dall’inizio della mia storia politica. - ha commentato - Queste idee e questi valori non se ne sono andati con lui, a meno che non si voglia sancire il principio che le idee appartengono al leader che se le intesta: le idee sono forti quando circolano tra la gente e le persone capiscono che in quel progetto, in quella visione, c’è spazio per costruire il proprio futuro. Ha ragione da vendere quando dice che non ne può più del fuoco amico, perché è vero che la dialettica post congressuale sta nelle cose, ma nei suoi confronti c’è stato un accanimento senza precedenti! E fa ridere chi lo attaccava quando era nel PD e con altrettanta veemenza lo attacca ora che se ne è andato. - e ha aggiunto - Il lato positivo è quindi che con l’uscita di Matteo Renzi cadono anche gli alibi per chi gli attribuiva la colpa di non poter discutere nel PD. Sta al Segretario ora evitare che con l’uscita di Renzi si consolidi il monolite della sinistra tradizionale, e dimostrare che per le idee alla base del PD inteso come soggetto politico ampio e largo c’è ancora spazio, che non vuole depauperare oltre dieci anni di storia politica. La debolezza che ad oggi si percepisce nell’azione di Matteo Renzi è la mancanza di declinazione territoriale del progetto politico, che rischia di relegarlo ad un mero partito di opinione. Il mio impegno resterà quello di sempre per portare avanti le idee che mi sento addosso, quelle di una sinistra liberale, europeista, aperta”.

Il Pd in Val di Cornia sembra restare compatto, soprattutto in un momento in cui il partito locale e la Federazione deve essere ricostruita in tutti i suoi organi.


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