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Attualità domenica 19 agosto 2018 ore 07:00

Palmaria, Palmaiola e Sant'Anastasia

Foto di archivio

La leggenda di Sant'Anastasia di Gordiano Lupi su #tuttoPIOMBINO



PIOMBINO — Sant’Anastasia Vergine può disporre niente meno che di due fonti medievali leggendarie: il Martirologio Romano e la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze. Vediamole entrambe e cerchiamo di capirci qualcosa. Il Martirologio dice poco o niente e in breve sintesi ricorda soltanto che al tempo di Diocleziano la Santa venne torturata, legata al palo e bruciata viva (come fosse stata una strega) nell’isola di Palmaria. Per approfondire l’argomento della nostra sventurata Patrona dobbiamo andare a leggere la Leggenda Aurea. 

Anastasia veniva da una famiglia molto ricca e molto cristiana (mi pare il minimo) e la sua educazione religiosa fu impostata dalla madre e perfezionata da San Crisologo. Anastasia fu costretta a sposare un certo Publio ma simulando una malattia riuscì a mantenere la verginità. La futura Santa passava le sue giornate dedita alla preghiera e alla rinuncia, organizzava gruppi di cristiani e onorava il suo Dio. Doveva essere un bel credulone questo Publio, oppure di Anastasia gliene importava poco e si consolava fuori dalla porta di casa, ma soprattutto c’è da credere che le sue mire andassero oltre il corpo della futura Santa. Publio infatti tentò di far morire di fame la moglie per impadronirsi della sua ricca dote, che forse voleva godersi in festini e lussurie visto che lei era così morigerata. Ma siccome chi la fa l’aspetti, capitò che un bel giorno morì Publio invece di Anastasia. Diocleziano non vedeva di buon occhio le attività dei cristiani che perseguitava con rancore e odio eccessivo, forse immaginava che il credo cristiano avrebbe proliferato distruggendo l’Impero Romano. Fu così che obbligò Anastasia a sposare un prefetto, che pur di mettere le mani sulle grandi ricchezze della donna era disposto anche a rispettare il suo desiderio di verginità. La futura Santa però rifiutò le nozze con sdegno e disse che le sue ricchezze le aveva destinate tutte ai poveri. Fu relegata nell’isola di Palmaria e nel 287 venne condannata al rogo insieme ad altri cristiani.

La discussione storico - geografica su Palmaria è aperta. A me piace pensare che sia Palmaiola, isola che ancora oggi vediamo al largo di Piombino nel bel mezzo del Canale; secondo Pierluigi Mascia, invece, due isolotti situati nei pressi di Ponza e Portovenere avrebbero più titolo. A vantaggio della mia tesi aggiungo che Palmaiola una volta produceva una vegetazione di piccole palme e al tempo dei Ludovisi la Comunità affittava Palmaiola con l’obbligo per l’affittuario di fornire duecento piccole palme da benedire durante la Settimana di passione. Tornerebbe tutto, pure il nome di Palmaria mutato nei secoli in Palmaiola, anche se adesso resta uno scoglio brullo e deserto in mezzo al mare. L’isolotto del Canale di Piombino era proprietà di nobili pisani e nel 1085 Guglielmo, vescovo di Populonia, portò via da quella terra coperta di palme il corpo di una Santa. Il culto di Anastasia a Piombino si spiegherebbe meglio se lei fosse stata bruciata proprio nell’isolotto davanti al promontorio. Nel 1518 a Piombino esisteva già una chiesa dedicata a Sant’Anastasia, in via Cavour (allora Campo di Fiori), mentre le reliquie della Santa erano da tempo venerate. Nel 1472 il Consiglio degli Anziani aveva deliberato l’organizzazione di un Palio annuale in occasione della festa di Sant’Anastasia, tradizione che è andata avanti per oltre un secolo e che si è perduta in epoca moderna. Si trattava di una corsa di cavalli che rappresentavano i Rioni, sul modello senese. Al vincitore veniva assegnato un drappo ricamato offerto dal Signore o dalla comunità, mentre in onore della Santa in tutte le chiese della città si celebravano funzioni e il popolo offriva cera. Nel 1700 il vento della razionalità che soffiava dalla Francia contribuì a spengere nell’animo dei piombinesi queste tradizioni religiose. In tempi recenti, dopo il 1987 (diciassettesimo centenario del martirio della Santa) si sono sviluppate nuove celebrazioni religiose e rievocazioni storico - culturali come la Messa con la consegna del Cero, la benedizione del Palio e il Palio degli Arcieri. Sant’Anastasia deve tornare ad avere un posto importante nell’animo dei piombinesi che da almeno trecento anni non l’amano abbastanza. L’unica cosa che ci salva è che i Santi per il bene fatto e le sofferenze patite non chiedono mai contropartite. Per fortuna, se no con la povera Anastasia si stava messi male …


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