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Attualità domenica 03 giugno 2018 ore 07:00

Mulattiera di mare

Foto di Riccardo Marchionni

Su #tuttoPIOMBINO Gordiano Lupi allinea una sequenza di suggestive immagini che portano dritte a Calamoresca



PIOMBINO — Intanto osservo la strada dove le gramigne crescono libere e mi raffiguro una larga via azzurra di mare. La strada è il mare, le case multicolori adagiate nei giardinetti sono le sponde. Il cielo tiepido è sgombro di nubi; nella strada non si scorge anima viva. 

Passata da poco l’ora di pranzo, gli abitanti della mia piccola città stanno riposando; in lontananza, chissà dove, stride la corda di un’altalena, giungono strilli di bambini, e dal mare sottostante il canto dei gabbiani, un po’ attutito dalla distanza. 

Lungo la strada inondata di sole, luccicano le pietre ferrose abbagliate dai raggi; negli anfratti di scogliera le melodie dei volatili marini coprono il canto di passerotti e fringuelli. Scogliera di Calamoresca che delimita il golfo, tra casa matta e bunker, spiaggia di piccole pietre, declivio di rovi, tamerici e ginestra. La panchina di marmo di fronte alla palizzata in legno e una tamerice riarsa del mio meriggio che ritaglia un panorama di mare. Miagolare di gatti nel silenzio, frangersi d’onde che riscaldano la vita, come questo sole buono. 

Se i pensieri sono cupi solo il mare e il suo canto possono rasserenarli - o almeno tentare - sfogliando ricordi come fossero petali di margherite sfiorite. Sotto un sole di Giugno rovente lascio assopire i pensieri, al caldo buono del promontorio. Se solo avessi la forza di proseguire sulla strada del passato raggiungerei Baratti, lasciandomi alle spalle Spiaggia Lunga e Fosso alle Canne dove un vecchio Robinson fa da guardiano. Ma è sentiero per piedi buoni e cuori meno stanchi. 

Oggi non è tempo d’avventure, ma di osservare la risacca e il frangersi di flutti su scogliere indomite. Oggi è tempo di ricordare, sgombrando il campo da sogni perduti o - peggio - assenti. Pensieri confusi come zanzare in un raggio di sole. Nel cielo nubi corrono verso sud spinte dal maestrale, disegnando cataste di fieno avvolte in un vapore azzurrognolo; teste barbute prive di occhi, con orecchie a punta e bocca aperta; pellicce dalle lunghe maniche tese in direzione del vento, imploranti un approdo terrestre.

Le cime del fogliame primaverile sopra la palizzata di legno, povere tamerici polverose e piccoli lecci mediterranei, ricordi di pini ritorti. 

Un grosso gabbiano reale - appollaiato sul tetto d’uno chalet che serve piatti caldi e aperitivi - guarda i passanti con un occhio solo, con fare assente, pronto a spiccare il volo per un pezzo di pane scagliato da mani amiche. 

La strada polverosa per Fosso alle Canne, tra passerotti che cantano e processionarie che costruiscono nidi nascosti da aghi di pino, pochi passanti accaldati e podisti che corrono sul promontorio, tra mare e colline, sogni e ricordi. 

Se fosse possibile catturare un istante, uno tra mille, lasciarlo lì, gigante immemore, osservando foglie morte autunnali volare sul mare e cani stanchi che si adagiano sotto il sole, gatti assonnati come sfingi del passato, distesi tra ciottoli pietrosi. 

Rondini che stridono, forse fischiettano una canzone d’amore, volteggia un nibbio, un campanile lontano rintocca il mezzogiorno. 

E le casette di Salivoli, proprio dietro il centro commerciale, collegate tra loro da siepi di fronde intrecciate, oleandri, lecci e roveti, osservano tranquille e pensierose i campi inerti, le colline dorate da spighe d’orzo e di grano, giallo bruciato in estate, verde di tralci di viti in autunno, verso le vigne del Bonti. 

Colline rivestite d’una vecchia stoffa sbiadita, brulla e d’argento, durante lunghe serate d’inverno. Uno spaccato di vita tranquilla dipinta sulla terra a colori tenui, quasi pallidi e slavati, incapace d’animarsi, di muoversi rapida e sicura, incapace di sorridere, di sentire la gioia d’un’estate che si apre tra grida di bambini e cielo terso. 

Tra il fogliame delle acacie e dei tigli odorosi, ragazzine in abiti succinti corrono ad abbracciare il mare, sorridenti. Una terra ricamata d’erbe di seta, un mare cosparso di schegge cristalline e riflessi d’argento. I poveri diamanti della nostra vita, piccole gemme di decadente splendore.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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