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Attualità domenica 04 febbraio 2018 ore 07:05

La leggenda di Cicciolo

Foto di: Riccardo Marchionni

"La leggenda di Cicciolo" in TuttoPIOMBINO di Gordiano Lupi



PIOMBINO — Il Carnevale di Piombino una volta era una delle feste più attese e ben organizzate che si celebravano nella provincia di Livorno. Venivano da tutto il comprensorio a vedere sfilare le maschere e i carri allegorici, ben addobbati, realizzati con cura, pieni di ragazzine che danzavano e cantavano. Basta procurarsi una videocassetta o il libro edito dal Comitato Festeggiamenti alcuni anni fa per rendersi conto di quello che era il Carnevale a Piombino. Paragonato a quello che ne è rimasto siamo davvero messi male. In ogni caso c’è solo una presenza che non è mai mancata per ricordarci almeno la giornata di festa del martedì grasso. 

Sto parlando del popolare mascherone di Cicciolo che da oltre cinquant’anni sfila per le strade cittadine e ci ricorda che è Carnevale. Merito di pochi volenterosi che si danno da fare per preparare il mascherone di legno e cartapesta e per farlo sfilare lungo le vie del corso. Cicciolo fa la sua prima apparizione nel 1949 e da allora conclude sempre il Carnevale piombinese, anticipato o meno da vari carri allegorici, banda cittadina e mascherine. Dopo il periodo triste e buio della guerra è la creatività e la voglia di far festa di alcuni ragazzi che lavorano in Magona a far nascere la popolare maschera. Nel 1949 la testa in legno di Cicciolo viene realizzata da Antonio Sicari, un modellista del reparto falegnameria, su disegno e collaborazione di Natale Mazzei che realizza pure il bozzetto per il manifesto. 

C’è chi dice che Cicciolo avrebbe origini inglesi. In parte è vero perché una maschera simile già da prima della guerra sfilava in Inghilterra. A Piombino ci sono alcuni inglesi che lavorano in Magona e sono loro a proporre agli operai piombinesi di costruire un fantoccio carnevalesco ispirato alla tradizione britannica. Di fatto Cicciolo è diventato il simbolo del carnevale piombinese e il suo naso rosso da ubriaco accompagna dal 1949 tutte le sfilate. La trama è sempre la stessa. Cicciolo è il re Carnevale che esibisce la sua corona gigantesca e il suo faccione rosso da avvinazzato. Una vedova inconsolabile, rigorosamente un uomo truccato da donna, lo segue da terra e si dispera lanciando coriandoli e stelle filanti. 

Per martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale, il rito prevede il rogo di Cicciolo in Piazza Bovio, la giusta punizione per i suoi eccessi vinicoli, tra le grida disperate della vedova che vede bruciare il povero marito. La canzoncina più che irriverente credo sia sempre la stessa del 1949: “È morto Cicciolo… è morto un bischero!”. Il pubblico canta, i bambini sorridono e i più piccoli si informano sulle origini del mascherone. Le fiamme bruciano la cartapesta che è costata tanto lavoro e come tradizione si bruciano le preoccupazioni dell’inverno e le tristezze della brutta stagione. Da domani è primavera. Almeno si spera. E se la maschera prende subito bene avremo un’estate molto lunga e calda.


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