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Attualità domenica 16 settembre 2018 ore 07:00

Ricordando Franco Calzolari

Su #tuttoPIOMBINO Gordiano Lupi ricorda Franco Calzolari recentemente scomparso



PIOMBINO — Muore Franco Calzolari e con lui se ne va un pezzo della vecchia Piombino, un uomo tutto sport e lavoro, impegnato nel sociale, attivo, instancabile, sempre a caccia di nuovi progetti per riempire gli spazi vuoti della vita.

Muore Franco Calzolari all’età di 84 anni e io ricordo il dirigente federale che prese le mie difese di giovane arbitro di calcio dopo un pasticcio combinato a diciassette anni, durante una partita disputata allo Stadio Magona. A nessuno dei miei colleghi venne in mente neppure per un istante di dire che potevo aver ragione, che forse non avevo sbagliato. Franco, invece, non si preoccupò di quello che la Federazione avrebbe potuto pensare ma andò avanti – lancia in resta – da vero ex arbitro, pensando solo a difendere un giovane collega. Ricordo che soltanto lui e Idoneo Quiriconi – due uomini così diversi eppure tanto uguali! – si misero dalla mia parte contro tutto e tutti, ma non solo per questo restano tra le persone che rammento con maggior affetto dei miei anni passati sui campi di calcio. 

Franco Calzolari non è soltanto sport, è stato anche il capostazione di Portovecchio, luogo ridotto in abbandono, cadente stazione di periferia, tra porto commerciale e carbonili a cielo aperto, dove lavorava insieme a mio padre.

Muore Franco e perdiamo un grande uomo, un insieme di iniziative, dalle squadre di calcio amatoriali in gioventù, ai Veterani Sportivi in vecchiaia, passando per pallamano e Federcalcio, ma anche politica, amore per Mazzini, partito repubblicano e Spirito Libero. Abbiamo condiviso insieme l’idea della lista civica, ma io che politico non sono rimpiango soprattutto l’amico instancabile, il lettore dei miei libri su Piombino - città che amava più di me -, l’uomo sorridente che di tanto in tanto incontravo sulle gradinate d’un qualsiasi stadio cittadino, calcio o rugby non importa. 

Non poteva stare lontano dallo sport il mio amico Franco, un po’ come me che da quando mi sono allontanato dal calcio scrivo libri che parlano di sogni perduti, di sgroppate sulla fascia laterale, di gol segnati in fuori gioco e di amori per donne inesistenti che vivono in un lontano paese del meridione.

Caro Franco, non sono venuto a messa per sentire parole inutili, ma sarò io a scriverne per te, spero più utili, parole che mi piacerebbe tu potessi leggere ancora in un libro composto di sogni impossibili. Per un gioco dei ricordi, che si confondono alle lacrime rifrangendosi in specchi deformanti del pensiero, ti vedo sui binari della stazione del passato, con la paletta alzata mentre fai partire i treni. E sei sempre tu che alzi gli occhi e mi guardi e che insieme a mio padre sorridi. 

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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