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Attualità venerdì 11 settembre 2015 ore 17:00

Dimissioni Zambon, le reazioni della politica

Partiti, movimenti e sindacati reagiscono con preoccupazione alla notizia della lettera di dimissioni del direttore generale Adriano Zambon



PIOMBINO — L'onda lunga delle dimissioni di Adriano Zambon da direttore generale di Aferpi è appena cominciata: troppo dipende dal progetto sulla ex Lucchini perchè anche il minimo spostamento dalla rotta tracciata non preoccupi lavoratori e istituzioni.

Già critici su tempi e modalità, il gruppo del Movimento Cinque stelle, ribadisce una profonda preoccupazione dopo la notizia di ieri: "Tutto questo avviene contemporaneamente alle rassicurazioni ricevute a mezzo stampa da parte del neo consigliere regionale Gianni Anselmi. 

Quale credibilità ha il quadro disegnato da Anselmi se non si era nemmeno accorto che il direttore generale stava facendo le valigie? Piombino non ha bisogno di nuovi annunci di svolte epocali, ma di verità su un cronoprogramma già disatteso. 

E' doveroso sottolineare come le dimissioni di un direttore generale, nominato da neanche quattro mesi, non possono che aprire una serie di interrogativi ai quali urge dare risposta nella massima trasparenza. Anzitutto occorre definire quali siano le reali motivazioni che hanno portato Zambon a prendere una decisione così drastica. 

Ci sono attriti personali con la dirigenza o ci sono motivazioni tecnico-industriali alla base della motivazione? Probabilmente a questa domanda non avremo mai una risposta, ma a questo punto sarebbe importante definire con certezza come questa defezione si rifletterà sul cronoprogramma delle opere di messa in sicurezza e puramente industriali. Il quadro che emerge non è dunque così rassicurante".

Anche da parte sindacale non mancano gli interrogativi: "Esprimiamo preoccupazione riguardo all’acquisto del forno elettrico - dicono da minoranza sindacale - e chiediamo che il sindaco e i sindacati facciano richiesta di acquisire la documentazione ufficiale che attesti l’avvenuto ordine di acquisto di tale forno, e di renderla pubblica".

Rifondazione Comunista chiama in causa Comune e istituzioni: "I termini usati nei comunicati riguardanti la questione Aferpi riferiti a quanto dichiarano Tidjani e Zambon sono inquietanti. Viene rilevata la volontà di fare, l’impegno profuso, si parla di segnali riguardo l’acquisto del forno elettrico che dovrebbe avvenire a fine mese, così come a fine mese è possibile l’acquisto del treno rotaie che è legato a un presunto investimento in Senegal, siamo sempre alla ricerca di accordi con chi ci deve vendere i blumi e sempre entro fine mese potrebbe essere assegnato l’appalto per lo smantellamento dell’area a caldo. 

Se i vari rappresentanti delle istituzioni (sindaco, consigliere regionale, presidente della Regione) sono rassicurati e fiduciosi, noi siamo invece parecchio preoccupati perché ci chiediamo: quali lavori? 

A oggi non c’è ancora un management preposto a fare acciaio, non ci sono ordinativi sia di materiale che di acquirenti, non c’è la data dell’acquisto del forno elettrico anche perché non c’è un piano che specifichi quale tipo di acciaio vogliamo fare, non c’è nessun piano urbanistico per la realizzazione dell’agroindustriale, non c’è un piano di bonifiche. 

Le uniche certezze sono la mancanza di lavoro, la negata integrazione ai Cds, la Cig, l’assenza di risposte su un eventuale rientro di altri lavoratori. Qualche tempo fa anche i sindacati espressero forti preoccupazioni sui ritardi, e ne avevano ben donde, ma oggi quali iniziative intendono prendere insieme ai lavoratori? Forse oltre alla preoccupazione, non sarebbero necessarie azioni più incisive?".


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