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Attualità lunedì 30 luglio 2018 ore 07:00

Un nuovo sindaco nel 2019

immagini di repertorio

I "suggerimenti per un cambiamento" del Comitato per Campiglia, a firma dell'architetto Primi. "Undici anni di esperienza, ecco i nostri consigli"



CAMPIGLIA — Un nuovo sindaco nel 2019, suggerimenti per un cambiamento. Questo il tuitolo di una nota diffusa dal Comitato per Campiglia, a firma dell'Architetto Alberto Primi.

"Nella primavera del 2019  - si legge nella nota - si terranno le elezioni per designare il nuovo Sindaco di Campiglia Marittima: è uno dei momenti più importanti per la vita di una comunità ed una grossa responsabilità per i cittadini che, superando la ormai endemica sfiducia nella politica così come oggi intesa e gestita, dovranno andare a votare.

Il Comitato per Campiglia da undici anni cerca di dare informazioni corrette (e fino ad oggi mai contestate) e si impegna nella difesa del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale di questo territorio. Il Comitato è sempre più convinto che la tutela e la valorizzazione di queste componenti, insieme allo sviluppo di una agricoltura di qualità e delle attività artigianali e tecniche ad alta specializzazione, rappresenteranno il futuro per questi territori.

Questa convinzione si è sempre scontrata con le scelte di Amministrazioni che almeno da venti anni a questa parte, ha continuato a favorire nei fatti le attività estrattive e immobiliari a scapito di altre attività basate sulla tutela del paesaggio e dei suoi valori, salvo negli ultimi anni, ma solo a chiacchiere, far credere di avere a cuore la tutela di questi beni comuni e del centro antico di Campiglia.

E' inutile qui rifare l'elenco dei problemi irrisolti o degli errori macroscopici che hanno distrutto parti significative del territorio, ma mai riconosciuti come tali e quindi mai affrontati per correggerli.

Non riparleremo allora dello scempio della Stazione e delle Lavoriere; non riparleremo delle aree industriali ampliate pur in presenza di migliaia di metri quadrati di stanzoni vuoti; non parleremo dei progetti realizzati o da realizzare, mal eseguiti e male utilizzati o inutilizzabili; non parleremo del degrado del patrimoni pubblico del centro antico e della sua inspiegabile sottoutilizzazione così come non riparleremo degli interventi condotti dai privati, in alcuni casi non solo sbagliati ma spesso irrecuperabili, sui quali l'Amministrazione non si è mai mossa preventivamente.

È inutile parlarne particolareggiatamente visto che sul sito del Comitato tutti possono trovare migliaia di riferimenti, centinaia di articoli, lettere e relazioni. In vista delle elezioni interessa invece mettere in evidenza alcune linee di azione che il Comitato ritiene indispensabile portare avanti per chiunque intenda andare oltre una politica caratterizzata da significative ed evidenti attenzioni solo per alcuni settori produttivi, da indifferenza per tutte le altre alternative economiche, da disinteresse verso tutti i suggerimenti e proposte che non venissero da certe lobbies, ma da chiunque non la pensasse, Dio ce ne scampi!!!, come l'attuale Sindaco e la sua Giunta.

E' indispensabile allora modificare lo Statuto del Comune per rendere facile e non eludibile, contrariamente a quanto avviene oggi , una informazione degli atti del comune e dei problemi del territorio, costante, capillare e di facile accesso e comprensione per ogni classe di età e livello di scolarizzazione; per rendere il principio della partecipazione dei cittadini veramente realizzabile attraverso percorsi e incontri costanti, partendo dalla coscienza che la partecipazione non consiste nell'ingerire progetti preconfezionati dalle forze politiche. La partecipazione fatta in maniera significativa, critica e costruttiva oltre a essere basata su informazioni complete e non pilotate, si impara praticandola e non facendo un percorso partecipativo una volta ogni dieci o venti anni. L'esperienza di “Facciamo centro insieme” si è rivelata un vero e proprio fallimento imputabile in parte ad una pessima organizzazione e a criteri censori emersi durante i lavori, ma anche per il totale disinteresse dei cittadini ormai abituati solo a subire le decisioni prese da “esperti” politici e tecnici. È indispensabile modificare lo statuto del Comune per promuovere e permettere l'uso del referendum per tutti i temi della vita civile della comunità, non escluse le scelte urbanistiche sul territorio.

Un secondo principio basilare per effettuare un cambiamento è quello di tenere sempre aggiornati e validi gli strumenti della pianificazione urbanistica. Non è accettabile che da quasi cinque anni il Regolamento Urbanistico del Comune sia scaduto e che tutti gli interventi significativi siano stati rimandati allo strumento delle Varianti. Così facendo una Amministrazione non si prende la responsabilità politica e tecnica di formulare un progetto complessivo del territorio, non riconosce pubblicamente e affronta gli errori macroscopici, per altro evidenti fin dalla approvazione del Regolamento Urbanistico, si riduce ad una urbanistica contrattata volta per volta senza indirizzi comuni, senza una idea complessiva e che alla fine appare come “favore” solo per alcuni e colpevole inerzia rispetto ad altre esigenze del territorio. Nello stesso tempo per portare un cambiamento reale è indispensabile tornare ad un progetto di copianificazione finito con l'esperienza del Circondario malgrado le false promesse delle Amministrazione dei Comuni della Val di Cornia. Tutti i sindaci a suo tempo si sono impegnati davanti ai cittadini ma di fatto ogni Comune ha preferito e preferisce restare sul gradino del proprio uscio a fare giochetti con il territorio, con il paesaggio e con i beni comuni senza volere intendere che i problemi si affrontano e si possono risolvere solo ad un livello intercomunale.

Un terzo principio da adottare è la totale modifica degli strumenti di intervento sul centro antico. Salvo per alcuni monumenti vincolati, la Soprintendenza non interviene sul Centro Storico la cui conservazione e tutela è demandata tutta al Comune. Di fatto Campiglia si è dotata di norme e schede di studio di tutti gli edifici che si sono dimostrate carenti, inutili e incapaci a costringere molti proprietari a eseguire interventi corretti dal punto di vista filologico del restauro. Se a questi si aggiunge un controllo inesistente e non specialistico del Comune su quanto avviene nel centro, non c'è da meravigliarsi se si assiste a opere sbagliate e a volte distruttive e irrecuperabili. A questo va aggiunto la evidente “ignoranza” di criteri di intervento che portano ad esempio il Comune a demolire una abitazione fatiscente che, pur nella sua modestia, era parte integrante del tutto. L'ignoranza, intesa come mancanza di conoscenza, è fonte del disinteresse sul centro stesso e la conseguente mancanza di investimenti per il corretto recupero dei monumenti cittadini. È dimostrazione di ignoranza non dare disposizioni corrette, puntuali e vincolanti sulle modalità di intervento nel rifacimento di particolari costruttivi, e/o nella demolizione per ragioni di sicurezza di intonaci e decori e nel rifacimento di facciate. Le opere sono fatte come interessa ai proprietari, dei quali sono evidentemente succubi tecnici e imprese, in una ottica del solo risparmio affiancata dall'ignoranza dei proprietari stessi in materia di restauro dei loro beni e che non trovano, insieme ai tecnici e alle imprese, alcun sostegno collaborativo e educativo da parte del Comune stesso.

Altro principio che sta alla base di un cambiamento è la capacità di gestione del patrimonio pubblico. Il fatto che il Teatro dei Concordi sia utilizzato per poche settimane l'anno, il fatto che l'ex cinema Mannelli veda solo qualche sporadica manifestazione, il fatto che la Rocca di Campiglia sia fatta vivere per cinque/sette giorni ogni anno e per il resto sia semiabbandonata e al buio, il fatto che la Pieve di San Giovanni sia utilizzata per pochi concerti in un anno, sono tutti segnali di una completa incapacità di gestire il patrimonio pubblico e di non sapere creare una ricaduta positiva sull'economia e la cultura del paese pur avendo speso soldi pubblici per il restauro e recupero degli edifici. In questo quadro desolante di incapacità “imprenditoriale” va letto il disinteresse per il futuro del Museo Contadino di Venturina Terme, il sottoutilizzo dell'enorme e costoso complesso della Fiera di Venturina, la mancata promozione alla attività e mostra mineralogica, la mancanza di contributi alla Collezione Guarnieri, la mancanza di promozione del Museo di Arte Sacra, la mancanza di pubblicizzazione del Centro di Campiglia nelle stesse strutture termali a Venturina o nello stesso parco di San Silvestro che è parte integrante del territorio comunale.

Undici anni di attività del Comitato allora portano a concludere il discorso sottolineando che per arrivare ad un cambiamento, si tratta sì di approfondire problemi e progetti specifici, ma innanzi tutto è indispensabile mettere a punto una politica che porti a cambiare gli strumenti stessi della politica e della gestione".


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