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Politica domenica 04 dicembre 2016 ore 18:36

Il futuro delle cave a suon di mezze verità

Foto di repertorio

Condanne e denunce da parte del Comitato per Campiglia sulla situazione cave che trasformerà la Val di Cornia nel polo toscano degli inerti



CAMPIGLIA MARITTIMA — Per il Comitato per Campiglia la sindaca Rossana Soffritti a cittadini e lavoratori sta raccontanti "mezze verità" sulla questione delle cave

"In pratica come tutti sanno, il 31 dicembre 2018 scadrà l'autorizzazione a scavare su Monte Calvi. - ha ripercorso Alberto Primi del Comitato in una nota - La proprietà da tempo sta presentando richieste di varianti, prima per avere decenni e decine di milioni di metri cubi in più di scavo e poi in seconda istanza, per potere scavare i tre milioni di metri cubi che ha a disposizione in tre anni (2015-2018) cambiando completamente piano di coltivazione e di rinaturalizzazione. Infine, visto l'esito negativo delle richieste o il ritardo nelle risposte, Società Cave di Campiglia ha giocato sul ricatto occupazionale minacciando di mettere in mobilità dieci operai".

Molto dipenderà dal nuovo Piano delle attività estrattive che sta redigendo la Regione. Il timore è che "l'estrazione non abbia mai termine e che la Val di Cornia si trasformi nel polo toscano degli inerti con buona pace del turismo culturale, della bioagricoltura, della tutela del paesaggio".

L'impressione, insomma, è che ci si stia impegnando a tenere tutti buoni fino a quando la Regione non avrà completato il Piano. "Cerchiamo allora di dire le cose come stanno - ha sottolineato il Comitato - e di non far passare come legittime e sicure operazioni di prolungamento di scavi non ammesse dalla legge, solo per tacitare momentaneamente i malumori degli operai".

Il Comitato per Campiglia condanna la strategia con la quale la sindaca affronta il problema cave, denuncia la volontà o l'incapacità di dare dati certi a supporto del problema cave, denuncia l'inerzia dimostrata in anni e anni nei rapporti con la Regione e denuncia il progetto politico di trasformare la Val di Cornia nel polo toscano delle cave di inerti a Campiglia e San Vincenzo e, probabilmente, nel polo di raccolta e smaltimento rifiuti a Piombino.


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